Rapporti complicati tra docenti, la Corte d’Appello di Roma è intervenuta recentemente sul caso di una docente che si era rivolta presso il giudice del lavoro in quanto sentitasi vittima di continue ‘dicerie‘ da parte delle colleghe e della coordinatrice: i pettegolezzi riguardavano le assenze lavorative della docente, dovute, per altro, a comprovati motivi di salute. La docente si è lamentata, parlando di comportamenti denigratori adottati nei suoi confronti con affissione sulla bacheca della scuola di avvisi ‘poco edificanti’ contenenti il suo nome.
Rapporti difficili tra docenti, sentenza Corte d’Appello di Roma: non sempre si tratta di ‘mobbing’
La docente ricorrente si è rivolta al giudice del lavoro ai fini dell’accertamento di una condotta di ‘mobbing‘ nei suoi confronti, con annessa richiesta di risarcimento danni per il comportamento tenuto dalle colleghe. Come riporta l’edizione odierna del quotidiano economico ‘Il Sole 24 Ore’ (lunedì 10 luglio 2023), la Corte d’Appello di Roma ha chiarito che, dal punto di vista oggettivo, il ‘mobbing’ dev’essere considerato come un ‘susseguirsi di attacchi frequenti e duraturi‘, oltre a ‘soprusi’ da parte dei superiori gerarchici (in questo caso si tratta di ‘mobbing verticale’) o da parte di altri colleghi di lavoro (‘mobbing orizzontale’).
Si può parlare di mobbing quando ci si trova di fronte, quindi, ad una serie di comportamenti ripetuti ed insistenti finalizzati a compromettere la capacità lavorativa di un soggetto e la fiducia in se stesso, sino a provocare le dimissioni. Secondo la Corte d’Appello di Roma, la docente ricorrente non ha subìto mobbing: sotto il profilo soggettivo, infatti, il fenomeno di ‘mobbing’ è caratterizzato dal dolo del soggetto agente, ovvero la coscienza e la volontà di nuocere o infastidire o, comunque, svilire l’altrui persona.