Tra le questioni principali da affrontare in previsione della prossima Riforma pensioni c’è anche quella relativa al problema dei lavoratori con carriere precarie e discontinue, per questo motivo il Governo starebbe pensando di introdurre il cosiddetto assegno di garanzia per i giovani.
Pensioni giovani e precari
Ormai da tempo crescono le preoccupazioni per il futuro previdenziale dei giovani lavoratori, i quali sempre più spesso si trovano ad avare carriere precarie e discontinue. Per questo motivo, sarebbe allo studio un assegno di garanzia per chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995.
A tal proposito, l’Inps ha preso in esame un gruppo di 56 mila lavoratori quarantenni, suddivisi in 11 categorie di lavoratori e di cui fanno parte anche i dipendenti privati, gli autonomi, i contadini, i commercianti, i dipendenti dello Stato e i lavoratori con contratti atipici. Da qui è emerso che il 28% di loro ha una retribuzione lorda inferiore ai 20 mila euro l’anno. Questo ovviamente ha delle significative conseguenze dal punto di vista del montante contributivo. Più solide sono le carriere di sanitari e militari. Ben più grave, invece, è la situazione contributiva di coltivatori diretti e parasubordinati. Nel settore privato risultano infine fortemente penalizzate le lavoratrici.
Assegno di garanzia giovani: cos’è e come funziona
Alla luce dei dati raccolti, i sindacati stanno chiedendo ormai da tempo che venga istituita una sorta pensione di sicurezza per i giovani lavoratori. Altrimenti questi, una volta raggiunta l’età per la pensione, rischiano di non arrivare neppure alla soglia del trattamento minimo. Le parti sociali, di fatto, vorrebbero che venissero conteggiati sia gli anni di lavoro in cui sono stati versati i contributi che quelli in cui non si è lavorato o si era impegnati nello studio, al fine di permettere ai pensionati futuri di condurre una vita dignitosa.
Il problema, però, è che l’assegno di garanzia giovani rischia di costare notevolmente alle casse dello Stato. Pertanto, è plausibile pensare che per ovviare al problema il Governo nella Riforma pensioni intenda dare più peso agli anni di studio ed incentivare i piani pensionistici privati. Per saperne di più bisognerà, dunque, attendere i prossimi incontri in programma fra Esecutivo e sindacati.