Tempi sempre più difficili per i 225mila docenti precari che, nell’ultimo anno scolastico, hanno prestato servizio con un contratto a tempo determinato. Se si considera che, ogni anno, in estate, questi insegnanti sono costretti a perdere il loro lavoro con l’ansia, unita alla speranza, di poter trovare una nuova supplenza a settembre, l’estate dei precari non è affatto semplice. Aggiungiamoci uno stipendio tra i più bassi d’Europa e un costo della vita sempre più alto, c’è poco da stare allegri.
Precari, la NASpI serve a pagare le bollette: una situazione insostenibile
Una volta scaduti i termini del loro contratto, i docenti hanno diritto a ottenere la NASpI, ovvero la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, un’indennità mensile che potrebbe rappresentare un aiuto: peccato che la burocrazia rallenta il processo della domanda fino a 60 giorni. In attesa di ricevere l’indennità di disoccupazione, ci si deve arrangiare, magari chiedendo aiuto ai familiari. Una volta che la richiesta è stata accettata, i precari vivono con l’ansia della ricezione del bonifico che non si sa con esattezza quando potrà arrivare. E allora è impossibile programmare una spesa, tanto meno una vacanza perché l’importo della NASpi, quando arriva, spesso serve per pagare le bollette oppure le altre spese che non si possono rimandare.
I ministri e i vertici dell’INPS, invece, in ferie ci vanno e non pensano neppure lontanamente a chi sorregge, ogni anno, i pilastri della scuola. I precari si rendono conto che, se scioperassero, manderebbero in tilt il sistema: non lo fanno perché quel giorno di lavoro verrebbe sottratto allo stipendio già misero. I precari si rivolgono ai ministri e ai vertici dell’INPS: perché non fate qualcosa?