Pochi giorni di frequenza e rette fino a 10 mila euro, e il gioco è fatto. Così una rete di istituti scolastici sforna annualmente migliaia di titoli di studio. Questo fenomeno, emerso da un dossier del portale di informazione scolastica TuttoScuola, è stato definito ‘turismo diplomante‘ o ‘diplomificio‘. Un ‘sistema opaco’ che vede coinvolti soprattutto istituti paritari della Campania, del Lazio e della Sicilia.
‘Diplomificio’: i numeri
Risulta un esiguo numero di studenti iscritti fino alla vigilia della maturità o delle prove per l’esame del titolo che offrono questi istituti. Poi arriva il boom: nell’ultimo anno scolastico la crescita degli iscritti arriva al +166%. “Ipotizzando una retta media di 5 mila euro, i ricavi di ciascun istituto, solo per le iscrizioni, sfiorerebbero in sei anni i 7 milioni“. Così ha spiegato il direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra.
Sono circa 10mila gli studenti che nel 2023 hanno ottenuto un diploma di maturità che, seppur riconosciuto legalmente, nasconde “modalità sospette” per quanto riguarda il suo ottenimento. E il tutto con tanto di autorizzazione da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito che, finora, non ha compiuto i dovuti controlli su questo modus operandi.
Il fenomeno sembrerebbe essere dilagante soprattutto in alcune zone. La Campania si troverebbe in poll position, dove si è registrato il 90,5% dei nuovi iscritti. Segue il Lazio con il 6,3% e il 3,2% in Sicilia. La sintesi finale, concentrandoci sulla ‘roccaforte’ del diplomificio, vede su 356 istituti paritari in Campania, quelli finiti nel dossier sono 82. Quasi uno su quattro. E dal 2015 ad oggi “l’incremento di iscritti a livello nazionale nelle paritarie tra il quarto e il quinto anno delle superiori è stato di 166.314“.
E i controlli? Che fine hanno fatto?
A fronte di questo ‘turismo diplomante’ una domanda sorge spontanea: che fine hanno fatto i controlli ispettivi? Come ha fatto emergere sempre TuttoScuola si è passati da 696 ispettori sul territorio nazionale negli anni ’90 agli attuali 24, tra l’altro prossimi alla pensione. A questi possono essere aggiunti 59 dirigenti tecnici con incarico triennale. Insomma, un totale di 83 ispettori che dovrebbero vigilare su 20 mila istituti, statali e paritari.
Se compariamo la situazione con altri Paesi europei troviamo il Regno Unito con 2.000 ispettori e la Francia con 3.000 ispettori. Il divario è dunque evidente.
E non è comprensibile la motivazione che sta dietro ad una sorta di resa da parte del Ministero dell’Istruzione sulla diffusione (seppur ancora contenuta ma preoccupante) di questo diplomificio che, in questo modo, può continuare ad operare indisturbato.