La sentenza n.130 della Corte Costituzionale dichiara anticostituzionale il differimento e la rateizzazione del Tfr e del Tfs dei dipendenti pubblici, perché contrasta con il principio della giusta retribuzione che si trova nell’art.36 della Costituzione (il TFR spetta a tutti i lavoratori assunti dopo il 31 dicembre 2000; il TFS spetta ai lavoratori del settore pubblico assunti prima del 2000). Migliaia di lavoratrici e lavoratori pubblici, a distanza che varia dai 2 ai 7 anni, stanno ancora aspettando di ricevere il loro salario differito. Cosa accadrà dopo la decisione della Consulta, che ha rivolto un pressante invito al Parlamento a rimuovere gradualmente il differimento?
TFR e TFS: serve tempo?
La Corte sottolinea che essendo il TFS ‘un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana, spetta al legislatore individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore, tenendo conto degli impegni assunti nell’ambito della precedente programmazione economico-finanziaria’. Secondo i giudici “non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa”. Dalle prime stime, che precedono la pronuncia, il costo per risolvere la questione a carico dell’INPS sarebbe di circa 15 miliardi di euro e la platea di lavoratori interessati sarebbe di 1 milione e 600mila.
I sindacati pressano, bisogna far presto
I sindacati avevano già fatto un’analisi per evidenziare che “il differimento della liquidazione del Tfs/Tfr per i dipendenti pubblici è stato un’enorme operazione emergenziale per fare cassa, la cui perpetuazione risulta oggi ingiustificabile”. In effetti, il differimento è una discriminazione a danno dei lavoratori pubblici rispetto a quelli privati, che invece ricevono la liquidazione immediatamente. La Uil-Fpl, la Uil Scuola-Rua e la Uil-Pa hanno chiesto al Parlamento e al Governo la rimozione immediata di questo vulnus, rilevato anche dalla Corte Costituzionale, che rappresenta una grave penalizzazione per i dipendenti pubblici e un’appropriazione indebita da parte dello Stato.
Inizialmente il differimento del TFR o TFS doveva avvenire a 12 mesi dall’uscita dal lavoro per limiti d’anzianità e a 24 mesi in tutti gli altri casi. Nel tempo queste scadenze si son fatte sempre più lunghe, costituendo a tutti gli effetti una discriminazione tra lavoratore pubblico e privato. Già nel 2019 i giudici della Consulta avevano chiesto alla politica di risolvere il problema. Il governo dovrebbe quindi intervenire a breve per evitare di legittimare il diritto di tutti i pensionati dello Stato di ricevere al pari dei lavoratori dipendenti la liquidazione nei tempi adeguati (di norma 45-60 giorni) e che si aprano i contenziosi per tutti coloro che si sono rivolti al settore bancario per avere anticipi di parte della liquidazione.
Nel caso della scuola, il discorso è diverso per chi aderisce al fondo ESPERO. Chi ha aderito al Fondo Espero non sono coinvolti dalla sentenza della Consulta, perché hanno regole diverse dal TFS.