Denaro
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Prosegue il subbuglio degli insegnati precari a fronte degli ennesimi costi che dovranno affrontare per poter sostenere i nuovi corsi abilitanti. Ricordiamo che il DPCM ha fissato un tetto massimo di 2.500/2.000 euro. E se sommiamo queste spese alla tassa d’iscrizione richiesta per partecipare ai concorsi, a quelle per iscriversi al TFA sostegno (che in alcuni atenei raggiungono anche vette di 4.000 euro) e per sostenere anche altri titoli lavorare in ambito scolastico costituisce ormai un vero e proprio salasso. A denunciare questa situazione è Anief, che sottolinea come il Contratto collettivo nazionale 2019/2021 dei comparti Istruzione, Università e Ricerca non prevede costi per i lavoratori, ma solo formazione retribuita laddove si superino le ore di servizio.

Pacifico (Anief): “Stiamo valutando la modalità per presentare denuncia all’UE”

Sul tema è intervenuto nelle scorse ore Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief:

“La verità è che lo Stato italiano deve fare in modo di farsi carico della selezione e formazione del suo personale, non scaricare sugli aspiranti lavoratori e sui dipendenti già assunti i costi per espletare questi obblighi. Stiamo vivendo uno dei tanti ‘misteri’ di Stato.

La domanda da fare a chi amministra la scuola è la seguente: perché uno specializzando medico durante il suo percorso formativo percepisce 20.000 euro annui, mentre un precario della scuola deve pagare 3.000 per specializzarsi come insegnante? Forse si deve fare curare? Anief dice basta e valuterà a breve come operare, anche per opporsi al Dpcm sulla formazione dei docenti, che si contrappone pure alla direttiva europea sulla organizzazione dell’orario di lavoro (88/2003): stiamo valutando le modalità per adottare una denuncia specifica proprio all’Unione europea”.