La scuola di oggi si caratterizza non solo per un alto numero di docenti precari ma anche per la rilevante presenza di insegnanti con più di 50 anni di età: il divario generazionale tra docenti-alunni, infatti, tende sempre più ad allargarsi. Il sindacato Anief è ritornato sull’argomento, sottolineando la necessità di creare delle finestre pensionistiche per il personale docente, soprattutto per chi è a rischio burnout: di seguito il punto della questione.
Si allarga il divario di età tra docenti-alunni
Che il lavoro dell’insegnante sia logorante rispetto a qualsiasi altro dipendente pubblico è riconosciuto da molti: a questo si aggiunge il fatto che la maggioranza dei docenti è over 50: “Nel comparto pubblico due dipendenti su tre hanno oltre 50 anni di età: si tratta di 2,2 milioni su 3,2 milioni. È urgente introdurre una ‘finestra’ di pre-pensionamento per quelli che lavorano nella Scuola, ad iniziare dai docenti: è troppo alto, infatti, il gap generazionale docenti-alunni e questo rischia di compromettere anche l’apprendimento e la didattica”: così si è espresso Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo avere appreso dei dati aggiornati sulla composizione dei lavoratori che operano nel pubblico impiego.
L’Anief rivendica l’uscita anticipata a 62 anni
Il rapporto docenti-alunni si basa molto anche sull’empatia: per un insegnante più grande potrebbe essere più difficile entrare in contatto con i propri studenti. Ad esempio, tra generazioni distanti tra loro cambia il linguaggio, il modo di approcciarsi alle cose, il modo di utilizzare la tecnologia.
Ad eccezione dei maestri della scuola dell’infanzia e primaria, valgono le regole di tutti gli altri dipendenti: nessuna deroga è infatti prevista per questi lavoratori, sebbene sia ormai statisticamente e scientificamente appurata l’alta percentuale di burnout tra gli insegnanti che, di fatto, gli studi medici riconoscono senza più ombra di dubbio. “Per questo motivo – ha aggiunto il presidente Pacifico – il sindacato non si stancherà mai di rivendicare l’uscita anticipata a 62 anni e senza penalizzazioni sull’assegno di pensione, alla stregua di quanto è previsto per i dipendenti del comparto militare. Inoltre, occorre rendere gratuito il riscatto degli studi universitari ed estendere il carattere gravoso del lavoro a tutto il personale, con agevolazioni fiscali e investimenti adeguati per le pensioni complementari, in modo da rivalutare anche quello che ad oggi è soltanto un contributo figurativo da parte dello Stato”, ha concluso il leader dell’Anief.