La sperimentazione della scuola senza voti prosegue. Sempre più istituti sembrano infatti allinearsi all’abolizione della pagella, eliminando quello che per molti esperti è considerato fattore di ansia e stress per gli studenti. E tutto questo mentre il ministro Valditara preme l’acceleratore sul voto in condotta per reprimere violenze e comportamenti non idonei in classe.
Daniele Novara: “Pagella è retaggio del passato”
La direzione che su più fronti si vorrebbe intraprendere è quella di un modello educativo senza quadrimestri e valutazioni numeriche. Così alcuni istituti eliminano i voti, mettendo in discussione un ‘modus operandi’ che viene ritenuto a tratti troppo antiquato. La questione ha destato critiche e riflessioni da parte dell’opinione pubblica. E intanto crescono le pressioni verso l’eliminazione della pagella.
Daniele Novara, pedagogista del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, intervistato a La Repubblica, ha definito i voti “retaggi del passato, antiquati e agghiaccianti”. Questa mossa audace è vista come un tentativo di allontanarsi dai sistemi valutativi rigidamente quantitativi che, secondo Novara, possono essere umilianti e demotivanti, specialmente per gli studenti delle scuole superiori.
Secondo Novara si dovrebbe puntare a stimolare gli studenti, evidenziandone progressi e miglioramenti, e promuovendone l’autostima e la motivazione scolastica. L’obiettivo che la scuola dovrebbe raggiungere sarebbe quello di un sistema educativo più umanizzato e flessibile. Gli istituti coinvolti stanno infatti esplorando nuove strategie per valutare e supportare gli studenti, promuovendo un’educazione centrata sullo studente che valuta il processo oltre il risultato.
Il caso del Liceo Bottoni di Milano
Uno degli ultimi casi di scuole che stanno adottando il metodo senza voti è quello del Liceo Bottoni di Milano. In merito è intervenuta su Famiglia Cristiana Rosetta Guzzetti, docente di Lettere e Latino da quarant’anni, coinvolta direttamente nella sperimentazione del liceo milanese:
“L’attenzione alla prestazione determina negli studenti uno spostamento dell’impegno sull’obiettivo del voto, che deve essere raggiunto a ogni costo, anche imbrogliando o gestendo male il proprio tempo e le proprie risorse, e che spesso viene percepito come un giudizio di valore sulla persona. Si rischia di addestrare degli individui invece di formare delle persone consapevoli della propria dignità e del valore della collettività“.
La direzione giusta da intraprendere è dunque quella in cui “gli studenti sono chiamati a riflettere su quali meccanismi li conducono ad avere certi risultati piuttosto che altri e su come poter intervenire per correggere il tiro.”