Secondo le ultime indiscrezioni, a partire dall’anno prossimo potrebbero essere in arrivo dei tagli significativi sulle pensioni di 700 mila dipendenti statali, che farebbero risparmiare al Governo trai 7 e gli 8 miliardi di euro. Che cosa potrebbe cambiare.
Pensioni, in arrivo tagli per gli statali: le categorie interessate
La bozza della Legge di Bilancio 2024 starebbe destando sempre più preoccupazioni tra lavoratori e pensionati, dal momento che il Governo starebbe pensando ad un taglio dell’assegno pensionistico per 700 mila dipendenti statali. La misura dovrebbe interessare nella fattispecie insegnanti di asilo nido e scuole elementari parificate, dipendenti degli enti locali, sanitari e ufficiali giudiziari. Vale a dire quindi la Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), la Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps), la Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e infine la Cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari (Cpug), confluite prima all’Inpdap e poi all’Inps.
Viene tuttavia specificato che tali novità riguarderebbero solo coloro che decidono di lasciare il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni. Ossia che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 prima di passare al sistema contributivo. Di fatto, il Governo andrebbe in questo caso ad abolire la tabella del 1965, per poi sostituirla con un’altra che prevede aliquote di rendimento delle pensioni più basse per gli anni lavorati tra il 1984 e il 1994.
Quanto si perde
La differenza essenziale è che la prima tabella inizia con un valore positivo (0,23865) per zero mesi di contribuzione ed arriva a 0,375 per 15 anni. La seconda raggiunge lo stesso limite, ma partendo da zero. Pertanto, qualora questa misura dovesse passare si andrebbe incontro a perdite fino a 7 mila euro su una base pensionabile ipotetica di 30 mila euro.
Le stesse aliquote verranno inoltre utilizzate per il riscatto degli anni di università. Di conseguenza, il riscatto della laurea verrebbe a costare 66 mila euro invece di 19 mila in 4 anni. “Siamo molto preoccupati per questa norma”. Ha dichiarato Massimo Battaglia, segretario generale Confsal-Unsa. “Per questo chiediamo al Governo di ritirarla”.