Pensionamenti scuola 2022 docenti e ATA: i dati del Ministero

Con una nota, il Ministero dell’Istruzione informa che l’INPS ha già completato la definizione di quasi il 95% delle certificazioni del diritto alla pensione a partire da settembre 2022. Ciò permetterà di realizzare in tempi utili le operazioni di mobilità e assunzioni, in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico. Da tempo abbiamo indicato i posti liberi nelle scuole già comunicati.

Pensionamenti 2022 ATA e docenti: i numeri

Tenendo conto delle verifiche con esito positivo finora effettuate (al 20 aprile), risulta che hanno diritto alla pensione circa 28.700 unità di personale:

  • 20.400 docenti;
  • circa 7.600 personale ATA;
  • circa 400 insegnanti di Religione;
  • circa 300 dirigenti scolastici;
  • circa 60 personale educativo.

Le sedi territoriali dell’Inps, inoltre, sono impegnate affinché il personale certificato riceva il trattamento pensionistico con decorrenza 1° settembre 2022, senza soluzione di continuità rispetto all’ultimo stipendio.

Pensioni donne, fra penalizzazioni e divario di genere

Pensionate

Pensioni donne: stando a quanto emerso dai recenti dati Inps in riferimento al periodo 2021-2022, la situazione sembra essere ancora segnata da evidenti penalizzazioni e dal divario di genere. Ecco tutte le ultime notizie e tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Pensioni donne: i dati Inps

Come abbiamo anticipato, l’Inps ha recentemente pubblicato i dati relativi alle pensioni del 2021 e del primo trimestre del 2022.

In particolare, per ciò che concerne i primi 3 mesi di quest’anno, possiamo osservare che sono state erogate:

  • 85.831 pensioni a uomini con una media per assegno di 1.520 euro al mese;
  • 94.926 pensioni a donne con un importo medio di 991 euro mensili.

Ciò significa, quindi, che dal punto di vista degli importi si riscontra un divario del 34,8% a favore del genere maschile.

Stando sempre a quanto emerso dai dati Inps, l’assegno più basso dipenderebbe in primo luogo dal numero medio di anni di contribuzione, in genere più alto per gli uomini rispetto alle donne.

Soprattutto se si considerano le pensioni anticipate che presentano per i primi un importo in media superiore, in quanto legato ad un numero più alto di anni di contributi.

Quota 102 e Opzione donna

Alla luce del divario emerso, non è difficile concludere che le misure d’uscita anticipata attualmente in vigore non siano di fatto adeguate alle necessità delle donne.

In particolare, Quota 102 ed Opzione donna non sembrerebbero essere in linea con le esigenze reali delle lavoratrici.

A confermarlo sarebbero ancora una volta i dati che mostrano come le pensioni anticipate siano state nel medesimo periodo di riferimento 25.590 per le donne e 45.410 per gli uomini.

Riforma pensioni a rischio: cosa accadrà nel 2023?

Pensionati

Riforma pensioni a rischio: cosa potrebbe accadere a partire dal 2023? Mentre prosegue il conflitto fra Russia ed Ucraina ed il Governo resta quindi impegnato sul fronte internazionale, le ipotesi di una Riforma strutturale si allontano sempre di più. Cosa ci aspetta, quindi, se nei prossimi mesi si dovesse andare avanti in questa direzione?

Riforma pensioni 2023 a rischio

Come abbiamo anticipato, il rischio che la Riforma strutturale delle pensioni possa slittare ancora di un anno diventa sempre più concreto. Alla luce infatti dei recenti eventi internazionali e della conseguente inflazione, il Governo sta facendo fatica a trovare una quadra sul tema pensionistico.

Ad incidere su questa delicata situazione troviamo, inoltre, fenomeni come il caro-bollette, l’aumento delle accise e degli oneri fiscali. Tutte questioni che necessitano di un tempestivo intervento al fine di aiutare le famiglie italiane a sostenere le spese crescenti.

Ecco perché, al momento, mettere mano alle pensioni potrebbe determinare un significativo incremento del debito pubblico. Ma che cosa potrebbe accadere, quindi, a partire dal 2023 se si dovesse andare avanti in questa direzione?

Cosa potrebbe accadere

Qualora la Riforma delle pensioni dovesse essere di fatto posticipata, il Governo potrebbe decidere di intervenire con diverse soluzioni.

La prima ipotesi è che si dovrebbe inevitabilmente tornare alla Legge Fornero. Tuttavia, per scongiurare questa eventualità, l’Esecutivo potrebbe rinnovare per un anno le misure già in vigore tra cui in primis Quota 102, Opzione donna e l’Ape sociale.

In questo modo, però, resterebbero ancora in sospeso questioni di primaria importanza come la flessibilità in uscita, la pensione di garanzia per i giovani e tutti gli altri sconti contributivi per le categorie di lavoratori più svantaggiate.

Pensioni 2023: chi potrà ancora uscire a 64 anni?

Pensionati

Riforma pensioni 2023: chi potrà ancora uscire dal mondo del lavoro in anticipo all’età di 64 anni? Se da un lato, infatti, nel corso di tutto il 2022 i lavoratori prossimi alla pensione potranno beneficiare di Quota 102, cosa accadrà a partire dal prossimo anno? Ecco tutte le ultime novità a riguardo.

Chi andrà in pensione a 64 anni anche nel 2023?

Come abbiamo già ricordato in precedenza, grazie all’introduzione di Quota 102 per tutto il 2022 i lavoratori prossimi alla pensione potranno di fatto lasciare il lavoro a 64 anni di età e 38 di contributi versati.

Ma cosa accadrà a partire dall’anno prossimo? Con la riforma delle pensioni auspicata, Quota 102 dovrebbe in realtà cadere in disuso e lasciare spazio ad un nuovo meccanismo di flessibilità in uscita.

A tal proposito, il governo sembrerebbe intenzionato ancora per il momento a garantire l’accesso alla pensione proprio intorno ai 63-64 anni. In cambio, però, del calcolo dell’assegno interamente con il sistema contributivo. Una penalizzazione, dunque, necessaria ai fini della sostenibilità economica del Paese.

Ma non finisce qua, perché in realtà sempre a partire dal 2023 potranno ancora andare in pensione a 64 anni tutti coloro che saranno riusciti a perfezionare i requisiti per accedere a Quota 102 entro la fine di quest’anno.

Una volta, infatti, centrati i termini richiesti, il lavoratore potrà godere della cosiddetta cristallizzazione del diritto alla pensione.

Le altre ipotesi

Si ricorda, infine, che nelle trattative riguardanti la prossima riforma delle pensioni restano ancora aperte sul tavolo delle altre ipotesi di flessibilità in uscita. A tal proposito, i sindacati vorrebbero fosse introdotta la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica.

Tuttavia, è altamente improbabile che il governo possa guardare con favore a simili proposte che potrebbero mettere a rischio la sostenibilità dell’intero sistema previdenziale.

Pensioni maggio 2022, possibili aumenti in arrivo

Calcolatrice

Pensione maggio 2022: dopo la recente pubblicazione delle date per il ritiro degli importi in banca e presso gli uffici postali, sono in arrivo dei possibili aumenti. Vediamo subito quali pensionati potrebbero trovarsi una simile sorpresa. Ecco che cosa c’è da sapere a riguardo.

Pensione maggio 2022

Come precedentemente anticipato, con la fine dello stato di emergenza, già a partire dal mese di aprile i pagamenti delle pensioni sono avvenuti non più in anticipo, ma il primo giorno bancabile del mese.

Tuttavia, in Posta si è preferito continuare a mantenere il sistema del calendario suddiviso in ordine alfabetico per evitare gli assembramenti.

Pertanto, anche a maggio il ritiro degli importi presso gli uffici postali avverrà con ingressi scaglionati dal 2 al 7 maggio 2022.

Ma le novità non finiscono qua, perché per alcuni pensionati il cedolino di maggio potrebbe portare con sé dei possibili aumenti. Ecco che cosa c’è da sapere a riguardo.

Possibili aumenti in arrivo

Già dal mese di marzo, alcuni pensionati hanno cominciato a riscontrare un aumento dell’importo del proprio cedolino. Un fenomeno che per molti proseguirà anche a maggio.

Ad ogni modo, l’aumento si spiegherebbe nel concreto attraverso tre fattori principali:

  • il cambiamento degli scaglioni IRPEF;
  • il tasso di inflazione che determina un adeguamento degli importi ai nuovi costi della vita;
  • la quota retributiva.

Se, però, i primi due fattori riguardano tutti i pensionati, il terzo è invece legato ad una categoria ben precisa. Vale a dire coloro i quali già nel 1996 potevano contare su una quota di contributi regolarmente versati.

Si ricorda, infatti, che con il passare del tempo questi pensionati saranno sempre meno, in quanto il sistema pensionistico è ormai caratterizzato principalmente dal sistema misto (retributivo + contributivo), destinato a diventare nei prossimi anni interamente contributivo.

Supplemento di pensione: cos’è e come ottenerlo

Denaro

Supplemento di pensione: che cos’è, come funziona, in che cosa consiste, chi può richiederlo all’Inps e come ottenerlo. Scopriamo subito tutte le risposte ad ognuna di queste domande. Ecco quello che c’è da sapere a riguardo. La guida pratica alle condizioni e ai requisiti necessari.

Che cos’è il supplemento di pensione?

Il supplemento di pensione è un incremento sul proprio trattamento, corrisposto a coloro che hanno versato i contributi anche per periodi successivi alla data di decorrenza del pensionamento. Questo, per esempio, è ciò che accade a chi decide di continuare a lavorare anche dopo essere entrato in pensione.

Ma vediamo ora più nel dettaglio quali sono le condizioni per ottenere il suddetto incremento.

Condizioni e requisiti

Il supplemento di pensione è riconosciuto agli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (AGO) che proseguono l’attività lavorativa nella suddetta assicurazione, trascorsi almeno cinque anni dalla decorrenza del trattamento.

L’interessato ha, inoltre, la possibilità di chiedere la liquidazione del supplemento una volta trascorsi anche soltanto due anni dalla decorrenza del pensionamento o dal precedente supplemento, purché ciò avvenga una sola volta.

Come presentare la richiesta

Per presentare regolare richiesta al fine di ottenere il supplemento è sufficiente collegarsi tramite SPID, CIE o CNS al portale dell’Inps. Una volta fatto l’accesso, bisognerà poi seguire l’iter: “Prestazioni e Servizi – Prestazioni – Supplemento di pensione per pensionati che continuano a contribuire”.

Altrimenti, il diretto interessato potrà chiamare il Contact center al numero gratuito da rete fissa 803.164 o al numero 06.164.164 da rete mobile. O, ancora, potrà rivolgersi al proprio patronato di riferimento.

Pensioni anticipate, nuove scadenze in arrivo e i requisiti richiesti

Clessidra, soldi

Pensione anticipata 2022, sono in arrivo delle nuove scadenze: scopriamo subito per chi. I requisiti da raggiungere, le date da tenere a mente e tutte le altre informazioni utili per i lavoratori prossimi alla pensione. Ecco che cosa c’è da sapere a riguardo.

Scadenze pensioni anticipate: chi sarà interessato?

Si avvicina sempre di più la deadline per presentare la domanda di pensionamento per alcuni dei lavoratori che intendono lasciare il mondo del lavoro in anticipo. Il 1° maggio 2022, infatti, è la data da tenere a mente per i cosiddetti lavoratori usuranti che riusciranno a perfezionare i requisiti necessari per accedere alla misura entro l’anno 2023.

Attenzione, però, perché questa data è soltanto il primo step dell’iter per l’accettazione della richiesta della pensione anticipata. Chi, di fatto, presenterà la propria domanda entro tale data dovrà poi inoltrare anche la richiesta effettiva di pensionamento anticipato. Sarà, infine, compito dell’Inps comunicare al diretto interessato l’accoglimento della domanda.

I requisiti necessari

Si ricorda a tal proposito che per accedere alla pensione anticipata usuranti è necessario raggiungere i seguenti requisiti nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2023:

  • 35 anni di contributi versati;
  • 61 anni e 7 mesi di età per i lavoratori dipendenti (un anno in più per gli autonomi).

Inoltre, bisogna anche appartenere a quelle categorie di lavoratori impegnate in mansioni usuranti, ai notturni, agli addetti alla cosiddetta ‘linea catena’ e ai conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, destinati al servizio pubblico di trasporto collettivo.

Pensioni maggio 2022: il calendario dei pagamenti

Soldi

Dopo quanto accaduto per l’accredito del mese di aprile, andiamo subito a scoprire quale sarà il calendario ufficiale per il pagamento delle pensioni di maggio 2022. Ci sarà il pagamento anticipato? Bisognerà seguire la turnazione in ordine alfabetico? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Quando saranno pagate le pensioni di maggio 2022?

Come ben sappiamo, già a partire da aprile 2022, il pagamento delle pensioni è avvenuto il primo giorno bancabile e non più alla fine del mese precedente, come avveniva durante l’emergenza sanitaria.

Cosa accadrà, invece, a maggio? L’accredito pensionistico verrà effettuato, di fatto, il primo giorno bancabile del mese sia in Posta che presso gli istituti bancari.

Il mese prossimo, quindi, i pensionati potranno ricevere il pagamento a partire da lunedì 2 maggio. Ma non è tutto perché, per limitare gli assembramenti, gli uffici postali permetteranno l’accesso ai pensionati secondo un calendario in ordine alfabetico.

Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Il calendario ufficiale

Se da un lato già a partire dal mese di aprile il pagamento delle pensioni è tornato ad avvenire regolarmente il primo giorno bancabile del mese, dall’altro proseguiranno ancora le precauzioni per evitare gli assembramenti.

A tal proposito, in Posta si continuerà a seguire il calendario in ordine alfabetico per consentire gli ingressi scaglionati.

In particolare, i pensionati potranno ritirare gli importi dal 2 al 7 maggio, secondo la seguente turnazione:

  • A-B lunedì 2 maggio;
  • C-D martedì 3 maggio;
  • E-K mercoledì 4 maggio;
  • L-O giovedì 5 maggio;
  • P-R venerdì 6 maggio;
  • S-Z sabato 7 maggio.

Pensioni insegnanti: quali importi per chi esce a 67 anni?

Insegnante

Pensione insegnanti: quanto prende un docente che decide di uscire dal mondo del lavoro una volta raggiunta la soglia di vecchiaia a 67 anni di età e 40 di contributi versati? Ecco la simulazione del calcolo ed i fattori da considerare in questo caso. Tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Pensioni insegnanti: quanto si prende?

Al di là della possibile riforma e dei vari meccanismi al momento in vigore per lasciare il lavoro, quanto prenderà di pensione un insegnante? Per quanto riguarda il futuro pensionistico, sembra che al momento il governo sia intenzionato a riprendere il prima possibile il confronto con i sindacati per trovare una soluzione in direzione della flessibilità.

Qualora infatti la riforma dovesse essere nuovamente posticipata, rimarrebbe come unica opzione d’uscita la cosiddetta Legge Fornero. Supponiamo, a tal proposito, che un docente decida di lasciare il lavoro con la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e 40 di contributi versati. Cosa gli spetterebbe?

Il calcolo

Prendendo in considerazione un insegnante che abbia iniziato a lavorare dopo il 1996, il calcolo della pensione dovrebbe essere effettuato esclusivamente con il sistema contributivo. Ciò significa, quindi, che si dovrà considerare da un lato il montante contributivo e dall’altro l’aliquota prevista da destinare al fondo lavoratori dipendenti Inps.

Pertanto, se il docente ha percepito nel corso della sua carriera circa 28.000 euro all’anno si ritroverebbe da parte un montante contributivo di 370.000 euro. Successivamente, bisognerà applicare il coefficiente di trasformazione per l’età di 67 anni, da cui emergerà una pensione di 20.600 euro all’anno. Vale a dire 1.586 euro al mese, compresa la tredicesima mensilità. 

Un cifra che al netto si aggirerà intorno ai 1.220 euro al mese e che di fatto è inferiore del 26% allo stipendio percepito negli anni di lavoro. Occorre infine considerare che, qualora un insegnante dovesse lasciare il lavoro in anticipo, il valore della pensione si abbasserebbe ulteriormente fino ad arrivare anche a 1.100 euro netti al mese.

Riforma pensioni 2023: in arrivo un nuovo confronto governo-sindacati?

Pensionati

Riforma pensioni 2023: dopo settimane di silenzio, è forse in arrivo un nuovo confronto fra governo e sindacati? Vediamo subito qual è la situazione attuale e quali sono i primi accenni a proposito di un’eventuale proposta di riforma. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Riforma pensioni 2023: quando riprenderà il confronto?

È ormai da diverse settimane che gli italiani si domandano quando riprenderà il confronto tra governo e sindacati a proposito della questione pensionistica.

A causa, infatti, del conflitto tra Russia e Ucraina, l’esecutivo ha rivolto le proprie energie e risorse alle vicende internazionali, interrompendo così i lavori per la prossima riforma delle pensioni.

Ad ogni modo, dopo gli ultimi contatti dei giorni scorsi, è possibile che il governo di Mario Draghi torni a convocare i leader di Cgil, Cisl e Uil appena dopo Pasqua.

Al momento, però, non ci sarebbero ancora conferme ufficiali. Tuttavia, ci si aspetta che si torni presto a discutere di pensioni, soprattutto dopo la quasi totale assenza di tale capitolo all’interno del Def.

Prime ipotesi di riforma

Nell’attesa che il confronto fra governo e sindacati sul tema pensioni riprenda regolarmente, dall’inizio dell’anno si sono cominciate a delineare alcune prime ipotesi di riforma per il 2023.

In particolare, è probabile che Quota 102 venga prorogata di un altro anno, anche se di fatto si starebbe lavorando in direzione della flessibilità in uscita a partire dai 64 anni con 20 di contributi versati. A patto, però, che si accetti il calcolo dell’assegno internamente con il sistema contributivo.

Rimangono, poi, in sospeso la questione relativa a Quota 41, donne e giovani.

Per quanto riguarda Opzione donna è possibile che la misura venga riconfermata o che possa addirittura diventare strutturale.

Sul fronte dei giovani lavoratori, infine, continua ad essere prioritario trovare un sistema per garantire loro in futuro una pensione minima dignitosa.