I sindacati Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals-Confsal e Gilda degli insegnanti hanno provveduto ad emettere un comunicato in relazione al rinnovo di contratto scuola e al prossimo sciopero del 6 marzo che riguarderà soprattutto la situazione del precariato e degli amministrativi facenti funzione DSGA. Sappiamo bene come i sindacati abbiano rotto la trattativa con il Miur in tema concorsi e reclutamento: nel comunicato si sottolinea come l’emergenza precari abbia assunto le dimensioni di una vera e propria patologia del sistema e proprio per questo motivo va contrastata con decisione.
Comunicato unitario dei sindacati sul rinnovo contratto e gli aumenti stipendiali
‘Finora – si legge nella nota sindacale – da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di investimenti consistente per far uscire l’istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti.
Invece, leggiamo ancora una volta che la Ministra Azzolina indica nel taglio del cuneo fiscale e nei fondi stanziati per il rinnovo del Ccnl le condizioni per riconoscere un aumento di 100 euro mensili netti al personale della scuola. Non è così – tuonano i sindacati – Ad oggi, queste condizioni non ci sono affatto.’
‘Il Ministro dell’Istruzione deve onorare gli impegni istituzionali presi dal Presidente del Consiglio’
I sindacati sottolineano come il taglio del cuneo fiscale sia una misura che, in ambito scolastico, non potrà essere a beneficio di tutti mentre il contratto ha ben altro scopo, quello di recuperare la perdita del potere di acquisto stipendiale oltre a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti.
‘Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti. L’attuale Presidente del Consiglio, – si legge nel comunicato – il 24 aprile 2019, in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quella della media europea.
E cultura di Governo vuole che chi assume l’incarico di Ministro dell’Istruzione si senta investito della responsabilità di onorare quegli impegni istituzionali che appartengono alla precedente e all’attuale maggioranza e al medesimo Presidente del Consiglio.
‘Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6 marzo’
‘Da qui parte la nostra piattaforma rivendicativa: 16 miliardi di investimenti in più anni – il punto di Pil che ci separa dall’Europa – per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili.
Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6, ma proseguiremo con altre iniziative di mobilitazione per rivendicare più scuola, stipendi più alti e più ampi spazi negoziali.’