Autonomia regionale in arrivo, come influirà sulla scuola e gli insegnanti?

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E’ stato avviato da alcune regioni italiane l’iter per ottenere l’autonomia regionale, amministrativa e legislativa, su alcuni temi fondamentali come lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente e governo del territorio. Le regioni interessate sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Sull’autonomia veneta, è intervenuto tramite Facebook l’assessore al Bilancio, al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli, Enrico Panini. Di seguito il testo di quanto ha scritto in un post.

Veneto e autonomia regionale: cosa accade nella scuola?

“Tra pochi giorni, probabilmente il 22 ottobre, il Consiglio dei ministri varerà il disegno di legge sull’autonomia del Veneto, cui seguirà a breve quello della Lombardia, dell’Emilia Romagna e di altri territori del centro e del Nord. Quel testo di legge non potrà essere corretto in Parlamento perché deputati e senatori saranno chiamati a dire sì o no in blocco. Le materie di cui si parla nell’autonomia sono 23, troppe anche solo per elencarle. Ma una sola è decisiva: l’istruzione. La scuola italiana insomma da funzione statale diventerà a breve una funzione regionale, al pari degli orari dei mercati rionali” scrive Panini. Ma di cosa stiamo parlando? A quali cambiamenti si riferisce?

Cosa cambierebbe nella scuola veneta?

Il post continua: “Programmi scolastici, organizzazione, assunzioni e trasferimenti saranno solo locali. Nessuno potrà impedire a un aspirante insegnante di partecipare in quanto cittadino europeo a un concorso in Veneto, ma quell’insegnante dovrà sapere che è stato assunto dalla Regione Veneto e potrà chiedere di trasferirsi da Padova a Treviso, ma non potrà lasciare il Veneto se non dimettendosi e partecipando a un nuovo concorso regionale. Una volta spezzettata l’istruzione, sarà spezzettato anche il suo finanziamento. Non, si badi bene, in base al numero di bambini e di ragazzi da istruire. No, troppo facile. Il principio sarà in base alla ricchezza dei territori. Quindi una scuola di mille studenti a Padova riceverà fondi in base al Pil del Veneto e una di mille studenti in Calabria in base al Pil della Calabria. Ovvero la metà. Senza alcuna tutela sul livello essenziale di servizio da garantire ovunque sul territorio nazionale. La scelta di collegare le risorse non ai fabbisogni dei territori ma alla loro ricchezza fa della proposta del Veneto – scritta da un governatore leghista veneto e da una ministra leghista veneta – una richiesta di secessione di fatto.
Questo è quanto sta per accadere. Tra breve. A giorni.”

Quanto c’è di vero in tutto questo? Difficile dirlo con certezza, perchè lo stesso Panini introduce il post dicendo: “ricevo e pubblico. Prego verificare. Troppo brutta per tenermela. Fonte mia attendibile”. Ad ogni modo, che le regioni stanno per ottenere l’autonomia è un fatto accertato. Il resto, chi può impedirlo?

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