Lavorare a scuola non è sicuro: ‘riconosciamo l’indennità di rischio’

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Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, la scuola non è un sicuro luogo di lavoro. Il sindacato spiega che i numeri (ridotti) di positivi presentati dal ministero dell’Istruzione la scorsa settimana (il 6%) non sono in linea con i sondaggi nelle scuole, dove il 30% delle classi risulta in didattica a distanza. “Come si fa a pensare di stare tranquilli e addirittura di ridurre la prevenzione anti Covid19 con un milione di studenti che seguono le lezioni da casa?”, chiede Pacifico.

Sicurezza a scuola: dovrebbe essere la priorità

La sicurezza a scuola dovrebbe essere la priorità, eppure è appurato che il Governo non ha fatti nulla per intervenire a tal proposito. Avrebbe dovuto:

  • sdoppiare le classi,
  • aumentare le scuole e gli organici,
  • introdurre sistemi di aerazione
  • fornire da subito mascherine Ffp2 per tutti,
  • introdurre la DAD per questi giorni in cui il rischio di contagio è più alto
  • avviare un tracciamento straordinario della popolazione studentesca ed evitare di trasformare le classi in focolai.

A questo, il sindacato aggiunge la necessità di riconoscere un’indennità di rischio per il personale scolastico, docenti e ATA.

L’indennità di rischio come per i sanitari

Riconoscere una indennità di rischio biologico a chi lavora in presenza a scuola era una misura da adottare, esattamente come si è fatto per il personale sanitario. Lavorare ogni giorno in spazi scolastici ristretti con un altissimo numero di studenti, spiega Anief, comporta rischi elevati di essere contagiati di Covid. E non solo.

Il rischio di patologie legate al burnout cresce, anche se ‘le statistiche l’amministrazione continua volutamente a tenerle secretate’, dice Pacifico.

Il parere di Anief, quindi, è chiaro e deciso: “Lavorare in questo momento in presenza a scuola non è sicuro. Se il governo vuole gli istituti aperti deve riconoscere il rischio biologico, un specifica indennità cioè, così come accade per il personale sanitario”.

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