Il dibattito su green pass e tamponi salivari, a pochissimi giorni dall’apertura delle scuole, è acceso, e non sembra trovare un’intesa. Ciò che emerge è però, senz’altro, una chiusura da parte del Governo, del Ministero della Sanità e del Ministero dell’Istruzione, che non sembrano intenzionati a fare passi indietro.
E tutto questo potrebbe far sì che l’anno scolastico, che si sta apprestando ad iniziare, possa essere imperversato da caos organizzativi, ricorsi, denunce e diffide.
Di tutto questo abbiamo parlato col sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso.
Green pass, mezzo di sicurezza per le scuole o strumento punitivo per il personale scolastico non vaccinato?
Abbiamo aperto l’intervista concentrandoci sulla tematica del green pass richiesto obbligatoriamente per il personale scolastico.
Inizierei col parlare del green pass per il personale scolastico. Il ministro Bianchi non lo considera una misura punitiva. Eppure sono previsti obbligatoriamente tamponi ogni 48 ore per chi non è vaccinato e sanzioni piuttosto pesanti come multe e sospensione. Cosa ne pensa al riguardo?
Non ho mai nascosto la mia contrarietà al Green Pass, tanto più se applicato a una categoria, quella del personale scolastico, che ha mostrato enorme senso di responsabilità e solidarietà aderendo in massa alla campagna vaccinale. Tutti i numeri ci dicono che la soglia degli immunizzati è superiore al 90% e la parte rimanente è fatta anche di persone che non possono vaccinarsi per fragilità o particolari condizioni di salute, ad esempio una gravidanza. I no-vax per ideologia sono davvero pochi nella scuola. Avrei preferito che si proseguisse a informare, accompagnare ma invece si è scelta un’altra strada.
Sospensione da parte dei Dirigenti Scolastici, tra Cassazione e decreto-legge 111
Un altro tema discusso è quello attinente l’eventuale sospensione del personale scolastico, ad opera dei Dirigenti Scolastici, dopo 5 giorni senza green pass. E anche su questo punto abbiamo voluto un commento dell’On. Sasso, con riferimento anche alla recente giurisprudenza della Corte di Cassazione.
Esiste una giurisprudenza della Cassazione che si scontra contro un’ipotetica sospensione da parte dei Dirigenti Scolastici. Pensiamo alla sentenza n. 20059/21 del 14 luglio 2021 secondo cui “i DS non hanno alcun titolo a sospendere i docenti, ma possono solo irrogare sanzioni che non vadano oltre l’avvertimento scritto e la censura”. E così anche la precedente giurisprudenza del 2019. Cosa ci può dire a tal proposito?
Si tratta di sentenze su casi assai diversi e comunque precedenti al varo del decreto del 6 agosto, che dal primo settembre impone l’obbligo del green pass per i lavoratori della scuola, le verifiche da parte dei dirigenti e le eventuali sanzioni. A differenza del passato, ora c’è un provvedimento di legge che prescrive un iter ben preciso e determinate azioni da parte dei dirigenti. Come Lega siamo comunque al lavoro affinché, in sede di conversione parlamentare, si possano produrre delle modifiche per migliorare il testo.
Il difficile tema dell’incostituzionalità del Green pass
Si discute da mesi della probabile incostituzionalità del green pass. E quel che è certo è che il prossimo anno scolastico non sarà un anno facile, e sarà costellato da una pioggia di ricorsi.
Alcuni giuristi, nelle ultime settimane, più volte sono intervenuti sulla questione dell’incostituzionalità del green pass. E proprio perché su più fronti se ne denuncia la lesione dei diritti delle persone e, nel caso del personale scolastico, se vogliamo, anche una limitazione del diritto al lavoro, sono stati avviati ricorsi. Come vede questa situazione?
Non sono un costituzionalista, ma ho ben chiaro che da un anno e mezzo, da quando cioè è scoppiata la pandemia, è emerso un dibattito profondo e complesso tra varie correnti di pensiero. Diciamo che, fin dall’inizio, soprattutto le autorità sanitarie hanno spinto affinché il diritto alla salute venisse considerato preminente. Per formazione personale, prima ancora che per appartenenza politica, sono dell’idea che si debba cercare il più possibile di contemperare i vari diritti, senza per forza sacrificare le libertà personali. Ma in un Governo di unità nazionale è ovvio che le sensibilità possano essere differenti anche su questo.
Tamponi salivari e scuola in presenza: ‘Assicurare la continuità didattica in presenza e in sicurezza agli studenti’
Il sottosegretario all’Istruzione Sasso ci ha infine manifestato la sua intenzione di voler proseguire lungo la linea dello sdoganamento dei tamponi salivari nella scuola e sulla necessità di un anno scolastico senza Dad.
Parliamo dei tamponi salivari. Ci sono speranze di un’apertura verso il loro totale sdoganamento e la loro gratuità?
Mi sono speso per mesi affinché i tamponi salivari ricevessero il via libera dall’Istituto superiore di sanità, che infatti a maggio si è pronunciato favorevolmente. Poi, però, ci siamo scontrati con l’ostracismo del Comitato tecnico scientifico e del ministero della Salute che hanno deciso di non puntare su questo dispositivo. Continuo la mia battaglia perché lo ritengo uno strumento ideale per scovare gli asintomatici, in particolare nella scuola, dove non dimentichiamoci che c’è la fascia degli under 12 rimasta finora fuori dalla vaccinazione. I tamponi salivari sono attendibili, non invasivi e costano poco. Fortunatamente diverse regioni, Lombardia, Veneto e Marche, hanno già fatto degli ordinativi importanti e li useranno per monitorare e tracciare il rischio contagio nelle scuole.
Un’ultima domanda: ci sono i presupposti perché la scuola riesca ad essere in presenza tutto l’anno o si rischia nuovamente la Dad?
Lavoriamo ogni giorno proprio con l’obiettivo di assicurare la continuità didattica in presenza e in sicurezza ai nostri studenti. Va fermata la curva del contagio, certo, ma va arrestata anche la curva della deprivazione culturale, salita a livelli altissimi dopo diciotto mesi di lezioni e socialità a singhiozzo. Tutti gli indici ci ammoniscono sulla gravità della situazione: sono aumentate la difficoltà nell’apprendimento e la dispersione scolastica; si sono accentuate le criticità delle zone storicamente più svantaggiate del Paese, Mezzogiorno e aree interne. La rotta va assolutamente invertita al più presto.